Le opinioni degli osservatori sullo stato di diritto in Polonia

182.1 Satira KaczynskiGiusto qualche giorno fa abbiamo rivissuto in dettaglio le fasi salienti del confronto tra la Commissione Europea e la Premier polacca Beata Szydło sul delicato tema dello stato di diritto in Polonia. In base ai contenuti dei temi dibattuti a Bruxelles è innegabile che certe riforme attuate dal governo di Diritto e Giustizia (PiS) non hanno dato uno slancio alla libertà e all’indipendenza dei poteri nel Paese. Ciò non vuol dire necessariamente che prima era tutto rose e fiori: il governo precedente di PO aveva usato durante la sua legislatura alcuni suoi tentacoli sia con i media che con il posizionamento di stretti collaboratori nelle posizioni presidenziali di diversi enti pubblici, conoscendo tuttavia una crescita economica con il costante aumento di investimenti esteri. L’attuale governo di PiS aveva l’occasione d’oro – ce l’avrebbe ancora se solo rivedesse il suo approccio – di rimediare ai deficit dei predecessori ponendo le basi per la costruzione di una maggiore libertà e indipendenza di istituzioni ed enti pubblici, ma invece sta rovesciando la frittata a suo favore usando i suoi, di tentacoli, e in modo decisamente più invasivo. Il rischio è quello di dare un’immagine della Polonia più instabile sotto il profilo dello stato di diritto, e forse meno invitante per gli investitori a causa delle ideologie protezioniste ostentate. Insomma, se si vuole dare imparzialità e pluralismo in TV bisognerebbe migliorare la trasparenza dei concorsi, e non eliminare un consiglio d’amministrazione e subordinare le uniche tre nomine al governo. Se si vuole riequilibrare la Corte Costituzionale, lo si fa nel corso del tempo attraverso le regole di garanzia già esistenti sulla nomina dei giudici costituzionali, e non approfittare dell’incostituzionalità della nomina di tre giudici del precedente governo per spodestarne con un colpo di mano parlamentare altri due legittimamente eletti.
Se estendiamo le riflessioni su alcuni temi sociali, nel precedente contributo dicevamo che la Szydło ha assunto delle posizioni comprensibili sulle capacità strutturali di accoglienza di profughi già usate per i numerosi ucraini, su operazioni di assistenza come il baby-bonus di 500zł promesso in campagna elettorale, e in generale sulla volontà di avere un occhio di riguardo a quelle fasce deboli della società che PO ha colpevolmente trascurato. Tuttavia ci sono altri atteggiamenti decisamente più discutibili. Un’azione poco conosciuta dai più è la realizzazione del governo del licenziamento lineare di presidenti e direttori di tutti gli enti pubblici, operazione già iniziata e che dicono di concludere entro marzo. Se da un lato ci sono alcune posizioni presidenziali che gli addetti ai lavori sanno bene essere state occupate da “amici” del precedente governo con concorsi poco trasparenti e manovre sottobanco, è bene sapere che la maggioranza dei direttori e la quasi totalità dei vicedirettori non solo è al suo posto grazie a concorsi regolari, ma è gente distaccata da rapporti politici di sorta. Se PiS farà quanto dichiarato, il licenziamento di un direttore o vice-direttore vorrebbe dire negazione sia di una giustizia che di diritti per questi lavoratori, e una tale manovra fatta da un partito chiamato “Diritto e Giustizia” sarebbe un bel paradosso. Altro tema, un paio di mesi fa il governo voleva usare la sua mannaia per mano del Ministro della Cultura Gliński contro il direttore artistico del Teatro Polacco di Wrocław nel tentativo di bloccare l’opera della scrittrice austriaca e premio Nobel Elfriede Jelinek “La morte e la fanciulla”, in cui era prevista anche l’interpretazione di un atto sessuale. Per fortuna di chi liberamente ha scelto di pagare il biglietto e assistere allo spettacolo, la censura di stato non è riuscita e lo spettacolo si è potuto svolgere. E ancora, in queste settimane il Parlamento sta lavorando su una severa legge anti-aborto, aborto che già ora in Polonia è vietato eccetto casi di gravi malformazioni del feto o di pericolo di vita per la madre, e che tuttavia PiS vuole inasprire ulteriormente. Quanto ai diritti civili per le coppie LGBT, è una tema non all’ordine del giorno, riducendo la Polonia a unico stato in Europa a non avere una regolamentazione in merito – dando per scontata la modernizzazione dei diritti in discussione ora in Italia -. A tutto ciò aggiungiamo la scelta strategica sull’uso del carbone, già intrapresa dal passato governo, ma che PiS vuole consolidare e potenziare sia per la produzione di energia sia per il riscaldamento domestico, vista la massiccia presenza di miniere di carbone utile per il mercato interno e per l’esportazione. Il carbone però è la prima causa dell’inquinamento atmosferico nel Paese, che lo rende tra i peggiori in Europa. Un incentivo a sostituire gli obsoleti riscaldamenti a carbone dei vecchi edifici con impianti più moderni sarebbe stato provvidenziale: avrebbe coinvolto soprattutto la parte più indigente della popolazione (che PiS dice di voler aiutare), avrebbe giovato alla salute di tutti, e il governo avrebbe dimostrato di essere più sensibile e lungimirante del precedente governo quanto alla salute dei suoi cittadini.
182.2Queste sono alcune delle principali informazioni con cui ci si può fare un’idea sull’attuale situazione politica e sociale in Polonia. Come corposa cornice vi proponiamo dal giornale indipendente politico.eu le principali due posizioni politiche, e le diverse analisi critiche di alcune autorevoli personalità nel campo della politologia e della storia. Per chi vuole un quadro completo, è da leggere fino alla fine.
Guy Verhofstadt, europarlamentare dei liberaldemocratici, ex-permier belga dal 1999 al 2008 – “Dopo l’Ungheria pensavamo di aver visto tutto. Ma in appena poche settimane il presidente polacco Duda e la premier Szydło sono riusciti a piazzare il loro Paese in un percorso rovinoso. Epurazioni nei servizi di intelligence e in polizia, misure per indebolire la Corte Costituzionale e ora il licenziamento di manager della TV pubblica hanno creato un’atmosfera nociva in Polonia e angoscia al di fuori. Il Ministro degli Esteri Waszczykowski dice di curare il Paese da una “malattia” dopo “25 anni di indottrinamento liberale”, ma lui stesso mostra una seria mancanza di consapevolezza sui princìpi basilari della democrazia. Le misure che Varsavia sta prendendo non solo sono anti-liberali, ma sono soprattutto anti-democratiche e contrarie ai princìpi dello stato di diritto firmato dalla stessa Polonia durante il suo ingresso nell’UE. E’ chiaro che se un accordo di ingresso dovesse essere richiesto adesso, fallirebbe. D’altra parte i trattati europei non prevedono l’esclusione di uno stato membro. Inoltre, attualmente non c’è nessuna ragione per punire la Polonia e i polacchi per gli errori dei suoi leader. Fortunatamente la società civile polacca non si è convertita alla visione retrograda e nazionalista di Jarosław Kaczyński, leader di PiS e deus ex machina del governo polacco. La sua gente aspira a far parte di un grande stato europeo aperto al mondo e alla modernità. In decine di migliaia hanno marciato per le strade per protestare contro il crescente autoritarismo del governo di PiS, mentre il partito centrista pro-Europa Nowoczesna continua a dare voce alle paure dei polacchi. In questi tempi pericolosi il popolo polacco ha bisogno e merita il supporto dell’UE. Ci sono regole che consentono sanzioni per violazioni “serie e persistenti” dei princìpi dell’UE, in particolare rimuovendo temporaneamente il diritto di voto in Parlamento. La prima fase di questa procedura è stata l’ammonizione verbale, nella speranza che questi piani draconiani cadano prima che la situazione a Varsavia diventi fuori controllo. Ciò ha funzionato nel caso degli eccessi di Orban in Ungheria”.
Marek Magierowski, portavoce del presidente Andrzej Duda – “La sfida più importante nell’Europa di oggi è la crisi di responsabilità. Non si può guidare una nazione, lasciare da soli l’intero continente, se si rifiuta di prendere decisioni difficili. C’è una frustrante carenza di politici responsabili nelle élites dell’attuale Europa. Quando alcuni provano ad agire responsabilmente – come Andrzej Duda in Polonia – e segue i desideri e le richieste dei propri cittadini, un coro di indignazione riverbera improvvisamente a Bruxelles, Berlino o Vienna, con orribili storie su una “rottura di valori europei”. Perché un simile oltraggio? La risposta è semplice. Sostenendo il peso maggiore di riforme dure e attenendosi alle promesse elettorali, il presidente polacco svela l’irresponsabilità e l’indolenza dei politici che ora lo criticano. Quando Duda firma leggi attese dalla maggioranza dei polacchi, molti leader europei si sentono colpevoli per aver trascurato per anni le aspettative dei loro cittadini. E quando Duda parla del pericolo legato alle ondate incontrollate di immigrazione, i suoi colleghi europei preferiscono restare pigri e muti. Ma ironicamente, agli occhi di alcuni commentatori europei, è la Polonia che “viola i fondamenti della democrazia”. Gli eurocrati sono bravi a dibattere sulle quote di ricollocamento dei rifugiati, ma non sono capaci di rinforzare i controlli al confine. Sono bravi a marciare in protesta contro il terrorismo, ma incredibilmente inetti a proteggere la sicurezza della propria gente, come evidenziato dai recenti eventi di Colonia. Loro eccellono a dare lezioni di democrazia agli altri, ma hanno paura dei loro elettori. Quando è stata l’ultima volta in cui alcuni di loro si sono presentati a delle manifestazioni elettorali? Quando è stata l’ultima volta in cui hanno visitato un paese europeo impoverito, diciamo nella Polonia orientale? La democrazia non è darsi delle arie e puntare il dito. La democrazia è responsabilità. La nostra nazione è ora governata da politici che rendono conto agli elettori polacchi, non agli intellettuali tedeschi, britannici o francesi di sinistra. La democrazia in Polonia se la sta passando piuttosto bene”.
Adam Zamoyski, storico britannico di origini polacche – “L’elezione di Duda prima e di Diritto e Giustizia poi sono state riportate dai media internazionali come uno “sbandamento a destra”. Questo è molto fuorviante. La leadership di PiS è infatti profondamente segnata dalla cultura politica dell’era comunista. Le bravate notturne che caratterizzano la nomina dei nuovi giudici alla Corte Costituzionale e la determinazione nel mettere la museruola ai media è politica in stile puramente sovietico. In un ritorno ai giorni che furono, il Ministro della Cultura deciderà quali opere saranno messe in atto al prestigioso Teatro Vecchio di Cracovia. Il cuore di PiS non è capitalista: sono ostili all’economia di libero mercato, guardano agli imprenditori come speculatori e credono nel controllo governativo di tutto, incluso il diritto di proprietà. La loro politica fiscale è tutto tranne che di destra. Hanno promesso un giro di vite sulle banche, abbassare l’età pensionabile e dare massicci sussidi in contanti ai genitori per ogni figlio. Sono conservatori solo per il modo in cui guardano alle aree liberali della politica occidentale: con sospetto. Il loro conservatorismo è essenzialmente provincialismo, la loro politica populista. Battono il tamburo del patriottismo e parlano di preservare la sovranità nazionale, ma la loro idea di patriottismo è di rimuginare nel martirio della Seconda Guerra Mondiale, e il tema della sovranità è principalmente un’espressione di xenofobia. La loro idea di “valori polacchi” è selettiva: espongono lo stesso odio per le élites pre-belliche e i proprietari di terre così come fecero i loro predecessori comunisti, e in una recente intervista il Ministro degli Esteri Waszczykowski ha disprezzato ciclisti e vegetariani come a dire che sono non-polacchi. La loro vittoria nelle elezioni dell’ultimo anno non rappresenta nessuno sbandamento a destra da parte dell’elettorato. E’ stato il risultato del disincanto verso il governo precedente, percepito come incompetente, arrogante e non aggiornato. La gente ha votato PiS non tanto pensando ad un cambiamento, e molti di quelli che lo hanno fatto hanno già chiarito che non approvano certe azioni del nuovo governo. Ci sono anche molti ciclisti e vegetariani in Polonia”.
Agnieszka Kolakowska, filologa e traduttrice polacca a Parigi – “PiS è denigrato per l’abbracciare valori tradizionali e famigliari, il suo pizzico di euroscetticismo, il suo rifiuto di sottomettersi al bullismo dell’UE e della Germania in particolare, la sua enfasi sulla sovranità nazionale e la sua insistenza che la cristianità e la Chiesa hanno un ruolo pubblico da giocare in Polonia. Nessuno di questi necessita di indagini dalla Commissione Europea. PO ha nominato 5 suoi giudici alla Corte Costituzionale all’ultimo minuto, con alla fine 14 giudici su 15 nominati da PO. Ora ce ne sono 9. Non riesco a capire come questo possa essere meno democratico. Quando PO è salito al potere, hanno depurato i media nominando gente che si sarebbe messa in linea con il partito. Né la stampa straniera né la Commissione Europea sembravano infastiditi da ciò. I media pubblici erano indipendenti solo sulla carta. Erano infatti controllati da PO e seminavano un flusso infinito di propaganda anti-PiS. Gli elettori polacchi hanno vissuto otto anni di scandali, una corruzione incredibile, si sono sentiti trattare con arroganza e disprezzo, e hanno sentito una Polonia troppo accomodante verso l’UE. Erano stanchi di questo e volevano essere orgogliosi di essere polacchi. Gli elettori volevano porre fine al clientelismo e alla corruzione. Vogliono trasparenza e l’affermazione della loro sovranità”.
Wojciech Przybylski, capo-editore di Eurozine e presidente della fondazione Res Publica – “La nostra democrazia se la cava bene. Il problema è nello stato di diritto. La Polonia sarà in pericolo se il governo introduce le leggi ora solo ipotizzate o programmate, inclusa la revisione della Costituzione. Una legge passata nel dicembre 2015 limita i poteri della Corte Costituzionale, ostacolando un’istituzione radicata nella cultura democratica europea di pesi e contrappesi. Facendo così, PiS ha assunto più poteri di quanti ne ha assunti con le elezioni di ottobre, e lo ha fatto sotto false pretese. Il danno irreversibile è stato fatto da Duda quando ha rifiutato di accettare dei giudici nominati legittimamente nominandone di nuovi nel cuore della notte, appena poche ore dopo la loro elezione dal nuovo parlamento, lasciando nel limbo tre precedenti nomine. La sua decisione è stata sonoramente criticata dalla comunità di giurisprudenza nel Paese per aver violato la Costituzione. Ora il partito dominante vuole rinforzare i poteri centrali e danneggiare la privacy e i diritti umani attraverso una serie di nuove regole che limiterebbero il potere dei difensori civici e l’indipendenza dei pubblici ministeri. Sono già state approvate leggi che danno alla polizia il diritto di raccogliere dati privati su Internet senza alcuna supervisione giurisdizionale e permette a PiS di bypassare i corpi regolatori dei media stabiliti nella Costituzione. Un cambio della Costituzione è possibile in due modi: uno corretto, con una decisione consensuale di maggioranza e opposizioni, e uno “truccato”, senza l’opposizione, dal momento che sono necessari i 2/3 della maggioranza con la presenza minima in aula di metà dei parlamentari. PiS dice che questa seconda opzione è improbabile, ma di fatto hanno già intrapreso un percorso decisamente Orwelliano”.
Tomasz Wróblewski, editore del settimanale Wprost – I giornalisti della nostra redazione ricordano bene una sera dell’estate 2014, quando degli ufficiali dei servizi speciali hanno fatto irruzione nei nostri uffici chiedendo computer e attrezzature dove pensavano fossero state depositate conversazioni di politici del partito al governo. Le registrazioni dateci dalle nostre fonti rivelavano scioccanti casi di abusi di potere, inclusa una conversazione tra il Ministro dell’Interno e il capo della Banca Centrale in cui, in cambio di un taglio dei tassi d’interesse, il ministro prometteva l’eliminazione del Ministero delle Finanze e un aumento dei poteri al capo della Banca Centrale. Seguirono infinite interrogazioni, ma le indagini sono state archiviate solo di recente. I nostri giornalisti non sapevano che per diversi mesi le conversazioni dai loro telefoni privati erano intercettate. E’ difficile per noi trattare seriamente le accuse secondo cui il nuovo governo sta attaccando la nostra libertà d’espressione. Sono le stesse persone che hanno accusato i giornalisti di Wprost di pubblicare conversazioni registrate illegalmente. Per quelli che con entusiasmo hanno supportato il partito di governo, la perdita del loro lavoro sarà sicuramente un’esperienza spiacevole, ma non è la fine della democrazia. Il mercato dei media non include solo la TV pubblica”.
Jiri Pehe, analista politico, docente di studi dell’Europa Mediterranea all’Univ. di New York – “La Polonia sta diventando rapidamente una democrazia di tipo illiberale. Continuerà ad aderire ai meccanismi basilari della democrazia, come le tornate elettorali, ma continuerà a violare alcuni princìpi fondamentali del costituzionalismo liberale. Tutte le istituzioni che sono per definizione indipendenti dal governo nelle democrazie liberali, come i media, il potere giudiziario e la Banca Centrale, saranno sotto una crescente pressione. Gli sviluppi in Polonia mostrano come la concezione della democrazia sia ancora limitata in molti Paesi post-comunisti, in cui ci sono ancora larghi segmenti di società che desiderano ancora leader autocratici e sono intolleranti alle minoranze. Oltre 25 anni dopo la caduta del comunismo, non hanno ancora assimilato certi valori di democrazia. Queste società reagiscono all’integrazione europea con un timore che i populisti trasformano facilmente in nazionalismo militante. Tre Paesi dei quattro di Visegrad sono guidati da partiti populisti che non rispettano lo stato di diritto. Sta diventando evidente un grave errore dell’UE, che nel contesto del suo allargamento a Est avrebbe dovuto adottare misure di garanzia più forti, consentendo la sospensione di un qualsiasi stato membro il cui governo agisce nel non rispetto dello stato di diritto. La situazione è di tipo straordinario e non è detto che vi siano soluzioni”.
Harold James, docente di Studi Europei all’Università di Princeton – “La strategia di PiS è impressionante. La modifica silenziosa delle regole per aumentare le possibilità di vittoria alle prossime elezioni non è una pratica in disuso nelle democrazie, e alcuni commentatori hanno fatto riferimento ad altri Paesi (vedi l’Italia) dove i governi intervengono sui media. Ma le rapide azioni che il partito ha preso dopo la vittoria elettorale erano chiaramente pianificate per ottenere una reazione ostile da Bruxelles e dalla Germania. L’effetto combinato della sfida polacca con la reazione europea dividerà l’Unione, forse fino addirittura a distruggerla, rendendo i singoli stati vulnerabili dalle pressioni esterne – e la Polonia è vulnerabile -. In realtà, l’unica via per rispondere alle multiple sfide presenti in Europa è una risposta collettiva in cui Est e Ovest lavorino insieme. Ciò di cui si ha bisogno è un nuovo modo di pensare ai motivi per cui l’Europa è importante, e capire che importanti obiettivi non posso essere realizzati da singoli stati o a maggior ragione da singoli individui. Quale miglior punto per iniziare a ragionare se non con il reale fondatore della Polonia post-comunista, Giovanni Paolo II, che offrì la visione di un'”Europa dello spirito”? A seguito della rivoluzione politica del 1989, ha spiegato come le dimensioni politiche e costituzionali di un nuovo ordine europeo dovrebbero coinvolgere “la neutralità ideologica, la dignità della persona umana come fonte di diritti, la precedenza della persona sulla società, il rispetto per norme giuridiche democraticamente concordate, il pluralismo nell’organizzazione della società” “.

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