L’inno nazionale polacco e l’inno italiano

Le differenze tra Italia e Polonia sono tante, e checché se ne dica, anche le somiglianze. E c’è un’insolita peculiarità che lega questi due Paesi: gli inni nazionali. Infatti questi costituiscono l’unico caso al mondo in cui nel testo dell’uno viene citato l’altro Paese e viceversa. Il perché lo si può capire dagli eventi storici succedutisi nel periodo in cui sono stati composti, la prima metà del XIX secolo, quando sia Polonia che Italia erano sotto il giogo dell’Impero Austro-Ungarico. Andiamo un po’ nel dettaglio dei due inni e partiamo da quello polacco.
L’inno polacco, conosciuto come Mazurek Dąbrowskiego (Mazurka di Dąbrowski) è stato scritto ed eseguito per la prima volta nel 1797 a Reggio Emilia da Józef Wybicki, tenente dell’armata polacca del generale Jan Henryk Dąbrowski; quest’ultimo aveva radunato pochi mesi prima un’armata di soldati con cui si unì a Napoleone nella Campagna d’Italia. Dal generale francese fu infatti promesso ai polacchi che la loro patria avrebbe riconquistato l’indipendenza se avessero combattuto insieme contro Russia, Austria e Prussia, che pochi anni prima si erano spartiti il territorio polacco. E’ sull’onda delle celebrazioni per il successo della spedizione militare nel nord-Italia che il tenente scrisse la mazurka, per celebrare il valore del comandante e cantare l’amore per la Patria lontana: l’incipit dell’inno “Jeszcze Polska nie zginęła” (La Polonia non è ancora scomparsa) si riferisce alla spartizione della nazione nel 1795 tra le tre potenze circostanti, mentre nel ritornello “Marsz, marsz, Dąbrowski, z ziemi włoskiej do Polski” (Marcia, Dąbrowski, dalla terra italiana alla Polonia) i militari incitano il loro generale a guidarli al più presto verso la Patria. Ecco dunque spiegata la citazione dell’Italia nell’inno polacco. Qui sotto è possibile ascoltare la Mazurka di Dąbrowski e leggerne le parole affiancate dalla traduzione in italiano.
L’inno italiano, chiamato comunemente “Fratelli d’Italia” (la denominazione propria è “Il Canto degli italiani“) è stato scritto da Goffredo Mameli intorno al 1847, agli albori del Risorgimento italiano. L’Italia era ancora sotto il dominio austriaco, ma l’entusiasmo per i grandi cambiamenti che si respiravano nell’aria favoriva la diffusione di vari inni patriottici, che fungevano da propaganda degli ideali Risorgimentali. Il più cantato era proprio quello di Mameli, vero e proprio mezzo di incitamento all’insurrezione. Grazie anche a quest’inno, il Risorgimento con i suoi forti movimenti di sommossa portò all’emanazione dello Statuto albertino ed all’impegno del re Carlo Alberto nel rischioso progetto di riunificazione nazionale.
Quando l’inno si diffuse, le autorità cercarono di vietarlo per via dell’ispirazione repubblicana e anti-monarchica del suo autore. Visto il totale fallimento, tentarono di censurare almeno l’ultima parte, estremamente dura con gli austriaci, ma non si ebbe successo neanche in questo. Sebbene ancora formalmente alleati, in effetti il testo non lasciava spazio ad interpretazioni: “già l’Aquila d’Austria le penne ha perdute, già il sangue d’Italia e il sangue polacco bevè col cosacco ma il cor le bruciò”. Dunque è in questo frangente che si cita la Polonia, e il motivo è quello detto in precedenza: nel XIX secolo la Polonia non esisteva sulle mappe geografiche, spartita tra russi, tedeschi e, appunto, austro-ungarici. Proprio dopo la dichiarazione di guerra italiana all’Austria, persino le bande militari lo suonarono, tanto che il Re fu costretto a ritirare ogni censura del testo. Nel video è disponibile l’opera intera con il relativo testo, e ancora sotto, per qualche polacco curioso, la traduzione proprio in polacco.
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Fratelli d’Italia,
l’Italia s’è desta,
dell’elmo di Scipio
s’è cinta la testa.
Dov’è la Vittoria?
Le porga la chioma,
ché schiava di Roma
Iddio la creò.
Stringiamci a coorte
siam pronti alla morte
siam pronti alla morte
l’Italia chiamò.
Noi siamo da secoli
calpesti, derisi,
perché non siam popolo,
perché siam divisi.
Raccolgaci un’unica
bandiera, una speme:
di fonderci insieme
già l’ora suonò.
Uniamoci, amiamoci,
l’unione, e l’amore
rivelano ai popoli
le vie del Signore.
Giuriamo far libero
il suolo natìo:
uniti per Dio
chi vincer ci può?
Stringiamci a coorte
siam pronti alla morte
siam pronti alla morte
l’Italia chiamò.
Dall’Alpi a Sicilia
dovunque è Legnano,
ogn’uom di Ferruccio
ha il core, ha la mano,
i bimbi d’Italia
si chiaman Balilla,
il suon d’ogni squilla
i Vespri suonò.
Son giunchi che piegano
le spade vendute:
già l’Aquila d’Austria
le penne ha perdute.
Il sangue d’Italia,
il sangue Polacco,
bevé, col cosacco,
ma il cor le bruciò.
Stringiamci a coorte
siam pronti alla morte
siam pronti alla morte
l’Italia chiamò.
Bracia Włosi
Italia się budzi
Hełmem Scypiona
zdobi swą głowę.
Gdzie jest zwycięstwo?
Niech schyli swą głowę
Gdyż niewolnicą Rzymu
Uczynił ją Bóg.
Zewrzyjmy szeregi
gotowi na śmierć
gotowi na śmierć
Italia wezwała!
Od wieków byliśmy
Deptani, poniżeni
Gdyż nie jesteśmy nacją
Gdyż jesteśmy podzieleni
Zbierzmy się pod jedną
Flagą i nadzieją
Że będziemy razem
Gdyż wybiła już godzina
Jednoczmy się, miłujmy się
W jedności i miłości
Ujawnijmy ludziom
Drogi Pana
Przysięgnijmy ocalić
Naszą ojczystą ziemię
Zjednoczeni przez Boga
Któż radę nam da?
Zewrzyjmy szeregi
gotowi na śmierć
gotowi na śmierć
Italia wezwała!
Od Alp po Sycylię
Wszędzie jest Legnano
Każdy człek ma serce
I dłoń jak Ferruccio
I wszystkie dzieci Italii
Są zwane Balilla
Dźwięk każdego dzwonu
Nieszpory oznajmiał
Najemne miecze
Jak cienkie trzciny
Już Austriacki orzeł
stracił swe pióra
Krew włoską
Krew polską
pił wraz z Kozakiem
Lecz wypaliła mu serce
Zewrzyjmy szeregi
gotowi na śmierć
gotowi na śmierć
Italia wezwała!
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8 risposte a L’inno nazionale polacco e l’inno italiano

  1. Giampiero ha detto:

    Bravi, ottima e chiara sintesi, ne farò uso con i miei studenti.

  2. Alessandro Ball ha detto:

    felice di trovare affinità inaspettate da una grande e coraggiosa nazione:Polska walce!

  3. gatto mario ha detto:

    o vissuto in Polonia per sette anni dal 1978 al 1985,momenti storici !!!!!!,se ben ricordate !!!!,grande coltura, o cercato di assimilare quanto più possibile,ne porto un grande ricordo

  4. Pingback: La Rota, secondo inno polacco | Qui Polonia & Italia™

  5. Valter sottocorna ha detto:

    Ormai sono mezzo polacco e me ne vanto. Le pecuniarità che rispettano il carattere polacco si possono ritrovare nei vecchi contadini italiani. Sono dal 1975, avanti e indietro prima per lavoro e poi per legami famigliari.

  6. Valter Sottocorna ha detto:

    Ora ho la mia famiglia e abito in Polonia, aspetto la residenza. Essere certo delle regole nel rispetto di tutti è una gran bella cosa, in Italia si è persa.

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